Social media o Asocial media?

Social media o asocial media

La tecnologia ci aiuta ad essere in contatto con l’altro ma crea distanza emotiva

L’ uso eccessivo di strumenti di relazione virtuali, quali danni può creare alla relazione umana e alla nostra psiche?

Sostituire il rapporto reale con i nostri simili, con rapporti incorporei, nega alla persona la possibilità di immedesimarsi con l’altro e lo disabitua alla forma principale di relazione, quella faccia a faccia.

Oggi, il telefono, internet ma anche le varie applicazioni permettono di comunicare a distanza incrementando le nostre possibilità di comunicazione. Con il tempo, ci siamo abituati alla possibilità d’essere sempre più connessi con i propri simili anche senza contatto fisico.

Tutto questo cosa può causare?

Vista la natura profondamente sociale dell’uomo, non stupisce se i nuovi ritrovati tecnologici per la comunicazione, sono stati accolti con un così grande entusiasmo.
Essere in relazione con gli altri singolarmente o con un gruppo virtuale, non è altro che la risposta umana ad un bisogno profondo di socialità.

Questa nostra peculiarità è ben conosciuta e sfruttata dal settore tecnologico, che ha creato forme di relazione virtuale e digitale, molto diverse e sempre più sofisticate.

All’uomo, si sta proponendo, di utilizzare dispositivi in grado di riprodurre delle sensazioni tattili come ad esempio l’applicazione Kissinger, che simula a distanza, con un’apposita protesi al silicone, le sensazioni date da un bacio.

Le ampie possibilità di contatto con persone dall’altra parte del mondo, non deve farci dimenticare che non si tratta di interazioni reali, anche se possono ampliare di molto la nostra rete sociale. Infatti,  Stiamo parlando unicamente di rapporti virtuali, non dotati di un corpo in grado di provare emozioni.

Quindi la domanda è: quali possono essere le conseguenze psicologiche dell’uso massiccio e abituale della comunicazione virtuale?.

La relazione degli essere umani, sviluppata nel corso della filogenesi, ci ha permesso di istaurare interazioni positive utili con i nostri simili utili per diminuire e controllare l’aggressività.
Nell’età evolutiva, le disposizioni biologiche alla socialità, tipiche dell’essere umano, per svilupparsi e diventare stabili modalità di comportamento, devono incontrare l’altro nella vita reale. questo tipo di attitudini, possono tradursi in comportamenti e successivamente in abitudini,  solo se vengono continuamente esercitate nell’incontro faccia a faccia.

Nel Vis a vis, le emozioni dell’altro vengono rispecchiate in maniera immediata. Osservando il dolore di un’altra persona, la sua espressione facciale e la sua mimica, si sviluppa in noi, successivamente, la capacità di immedesimarsi nell’altro in maniera più diretta, mettendosi dal suo punto di vista ed immaginando che cosa pensa, cosa prova o come soffre.

L’empatia

Questo nostro comportamento si chiama empatia ed è la determinante, in grado di inibire il comportamento aggressivo e facilitare la socialità positiva cioè la cura, l’altruismo e la cooperazione.

Purtroppo, la predisposizione biologica a identificarci negli altri e a provare empatia, non si realizza se non è adeguatamente educata fin dall’infanzia e sviluppata durante tutto l’arco della vita.

Le conoscenze di cui disponiamo attualmente, fanno ipotizzare, che con un’eccessiva esposizione a contatti esclusivamente virtuali, porti ad una diminuzione delle empatia con crescente difficoltà ad immedesimarsi negli altri.

E’ questo progressivo distanziamento dai nostri simili, che li rende sempre più estranei, e diventa sempre più difficile riconoscere l’altro, come un umano del tutto simile a noi in cui rispecchiarsi.

Nei casi estremi, la perdita del senso dell’umano degli altri è così forte che le persone finiscono per essere assimilate a oggetti, spersonalizzate, disumanizzate, pensate prive di emozioni.

Le conseguenze

Di fronte a persone-oggetto, la conseguenza più immediata è la mancanza di empatia e un aumento del comportamento aggressivo. Esattamente quello che già oggi verifichiamo nei cosiddetti social network i quali, in tal senso, ingannano il loro nome, perché pare agiscano più in senso antisociale che sociale.

La protesta sull’ aggressività verbale espressa nella rete è molto frequente e sembra che manchi la coscienza che essa è favorita proprio dallo strumento virtuale.

La stessa persona che scrive frasi violente contro immigrati, politici, donne, personaggi televisivi o contro chiunque esprima opinioni diverse dalle sue, non sarebbe la stessa persona se incontrasse l’altro nel mondo reale, in un faccia a faccia. In questa situazione entrerebbe in gioco l’identificazione con l’altro e la possibilità di condivisione che ridurrebbero l’aggressività.